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GIOVANNI SHOW

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Ogni giorno Giovanni, impiegato quarantenne, single, torna a casa da lavoro alle 8 di sera, mangia un boccone riscaldato al microonde e si stende sul letto. Si mette a guardare la televisione ma alle 21.20 già dorme. Anche oggi Giovanni sta compiendo il rituale di ogni sera. Guarda un vecchio film sulla mafia italoamericana con un occhio aperto e l’altro chiuso. 

- Ehi Johnny! Che cazzo fai Johnny? Stai per addormentarti di nuovo? 

Giovanni spalanca tutt’e due gli occhi e guarda il televisore a bocca aperta. Sembra che il cattivo del film stia parlando proprio con lui. 

- Sì, dico a te lurido figlio di puttana.  

Il tipo ha appena pestato a sangue il marito di sua sorella, davanti a tutti, per strada. Adesso ha estratto una pistola dal gilet e con le mani ancora insanguinate e tremanti la sta puntando contro Giovanni.  

- Sei proprio una femminuccia, Johnny. Proprio una femminuccia. Adesso dillo, se non vuoi che ti riempia le budella di piombo. 

Giovanni non riesce a pronunciare una sillaba né a staccare gli occhi dal televisore di fronte a lui, mentre con estrema lentezza prova a scendere dal lettone della sua camera, un piede rivestito da un imbarazzante calzino con tanto di renna poggiato a terra e l’altro piede ancora attorcigliato tra le coperte. Il tipo sputa per terra, poi lo guarda torvo, l’inquadratura adesso è fissa su di lui a mezzo busto, il volto sudato, il dito indice con un unghio nero e sporco ben piantato sul grilletto:  

- Johnny mi hai sentito? Devi dire “sono una femminuccia”. 

Senza credere a quello che sta facendo Giovanni, rimasto immobile nella sua posizione, sussurra paonazzo:  

- Sono una femminuccia. 

- Devi gridarlo Johnny. Gri-dar-lo. Altrimenti ti sparo.  

Il cattivo si è avvicinato ancora di più e adesso la pistola sembra uscire fuori dallo schermo.   

- Conto fino a 3, femminuccia. 3-2-... BAM!!!  

Il colpo di pistola parte davvero. Giovanni ha il tempo di spiaccicarsi a terra mentre ancora urla “sono una femminu...”. La pallottola va a incastrarsi sul grosso tomo di “Guerra e Pace” che troneggia nella libreria alla sua destra. Giovanni alza piano la testa per vedere che succede alla tv: Santino Corleone ha già mezzo busto dentro casa. La cravatta a grosse righe oblique, gialle e blu, che porta, slacciata, attorno al collo, sfiora il pavimento. Le sue mani fendono l’aria per dare al corpo la spinta per uscire definitivamente dalla tv. Giovanni nota quanto siano grandi quelle mani, le dita lunghe e grosse. Vede il telecomando abbandonato sotto al letto, allunga un braccio per agguantarlo e preme il pulsante dello spegnimento. Non funziona. In preda al panico comincia a digitare tasti a caso. Finalmente riesce a cambiare canale. Il gangster viene risucchiato via, con la cravatta svolazzante che scompare per ultima, per lasciare il posto ad una biondona con le tette di fuori. 

- Ciao, sono Minnie, la tua topolona. Se vuoi mettermi in trappola col tuo succoso formaggio chiama l’166 e conti fino a 6. 166 123 456. – dice la biondona mentre con la lingua si lecca le labbra. 

Minnie non perde tempo e sporge il grosso seno dal televisore gesticolando per invitare Giovanni a toccarglielo. Giovanni ancora spalmato per terra sembra più spaventato che davanti alla pistola di Santino Corleone e striscia per rintanarsi sotto al letto. Col ginocchio, però, schiaccia il telecomando. E cambia di nuovo canale.  

Alla tv danno un rassicurante talk show adesso, “Giustissimo. Tutti i colori della vita”. La conduttrice, che assomiglia a Barbara D’Urso ma con la voce della De Filippi, ha i capelli rossi raccolti in una coda ordinata, è vestita con un elegante tailleur blu scuro e tiene in mano una cartelletta. È seduta su una poltrona di pelle gialla, davanti a lei un’altra poltrona uguale, vuota.  

- Buonasera, buonasera a tutti. Apriamo la puntata di oggi con la rubrica “Vita Comune”. In studio con noi abbiamo il signor Giovanni Stramacchio. Buonasera Giovanni. Venga si accomodi.  

La signora invita Giovanni con un elegante gesto della mano a prendere posto sulla poltrona gialla. L’uomo si avvicina al televisore per capire se stanno davvero parlando con lui e ne viene risucchiato dentro in un attimo. Scattano gli applausi. Giovanni, ora anche lui in studio, si siede impacciato.  

- Buo-buonasera – balbetta. 

- Signor Giovanni cominciamo subito. Secondo gli ultimi dati ISTAT, lei è da 255 giorni che non ha vita sociale, rientrando in quel 10% di italiani che lavora, ma non ha famiglia o amici. Lei è un uomo solo, insomma. Perché? 

- Io, io… – Giovanni si ferma a pensare. – Il lavoro mi assorbe. Io non sono solo. Ho la mamma e la nonna Nina che mi vogliono bene.  

- Signor Giovanni, secondo le nostre fonti, sua nonna Nina è morta l’anno scorso pregandola di trovarsi una moglie. Sua madre è in vacanza in Sardegna col nuovo toy boy, Joshua, e non le prepara la cena da 163 giorni e mezzo.  

- C’è il mio amico Giuseppe che vedo ogni tanto. 

- In una recente intervista, il signor Giuseppe Bastiani ha dichiarato che non la vede dallo scorso Natale, fanno quasi 345 giorni e da allora vi scambiate solo messaggi vocali Whatsapp, a cadenza bimensile.  

- Ho tanti colleghi.  

- I colleghi l’hanno definita, mi permetta il virgolettato, “uno stronzo”. Ha rifiutato per 57 volte i loro inviti a uscire negli ultimi 3 anni. 

- Mi annoiano. E forse sì, sono un po’ apatico ultimamente. 

- Quanto alle donne, dati non confermati riportano che è da 2 anni che lei non si fa una scopata. 

Giovanni ha un sussulto. - Le donne un po’ mi spaventano – confessa mentre si contorce le mani.  

- Questo lo abbiamo intuito, perché non siamo riusciti a risalire all’ultima volta che ha avuto un’erezione.  

In studio piomba il silenzio. 

- Sì... Forse avrei bisogno di un aiuto – mormora Giovanni con la punta delle orecchie in fiamme. 

- Bene! Il primo passo è ammetterlo – dichiara con improvviso entusiasmo la conduttrice. 

Il pubblico in studio batte le mani con partecipazione.   

- Ecco perché abbiamo chiamato per lei la nostra specialista che si occupa della rubrica “Anche io ho un cuore”. 

Dlin dlon! Suona un campanello. Giovanni fa un balzo sulla poltrona.  

- Stia tranquillo signor Giovanni. E vada ad aprire alla porta.  

L’occhio di bue illumina una porta che scende dall’alto nel bel mezzo dello studio, esattamente identica a quella di casa di Giovanni. Dlin dlon! Dlin dlon! Continuano a suonare. Giovanni apre la porta. Una donna bionda si lancia contro di lui per saltargli addosso. Ha un top di pizzo rosso che le strizza le tette, un gonna che le copre a stento il pube e un paio di stivali di pelle che le arrivano fino alla coscia. In testa porta un cerchietto con delle orecchie da topo. 

- Ciao Johnny. Sono Minnie, la tua topolona.  

Minnie prende la testa di Giovanni e l’affoga tra le sue tette. Giovanni, color melanzana, si divincola per scappare verso la sua poltrona gialla, ma lo studio è scomparso e si trova di nuovo a casa sua. 

Tutto tace adesso. Il televisore sembra innocuo e privo di vita. Giovanni è esausto. Forse ha sognato, pensa. Forse è nel pieno di un esaurimento nervoso. L’unica cosa di cui ha voglia al momento è dormire e fare finta che non sia successo nulla, fare finta di non aver parlato col suo televisore, o con un gangster italoamericano, o con una tale Minnie. Certo, un pizzicorino alle parti basse lo ha sentito mentre il naso affondava nel suo seno. Forse domani cambierà qualcosa, magari con la scusa del televisore rotto o potenzialmente omicida farà una passeggiata dopo lavoro. Forse andrà da un dottore. Ora, però, è tempo di dormire. Prima per sicurezza è meglio staccare il cavo della televisione, non si sa mai...  

- Ehi Johnny, che cazzo fai, Johnny? 

Silvana Calcagno 

 

Pubblicato sulla rivista MAGO' Scuola di Scrittura Omero e sull'app "OMERO READ AND GO" - dic. 2015

 

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