top of page

Librineria: la biblioteca che salva la periferia di Catania

Nasce a Catania, nel quartiere periferico di Librino, la Librineria, una biblioteca creata grazie all’impegno di giovani volontari e alle donazioni della cittadinanza intera. Lo scopo? Salvare la periferia dal degrado attraverso la cultura e la condivisione.

Una biblioteca per rivalutare un intero quartiere, per riscoprire e valorizzare la periferia. È questo lo scopo della Librineria, che ha inaugurato il 26 ottobre a Librino, quartiere controverso di Catania. Progettato negli anni Sessanta dal famoso architetto giapponese Kenzō Tange, Librino doveva essere un quartiere modello e all’avanguardia che, invece, abbandonato e incompleto, è diventato una delle zone a più alto tasso di criminalità della città etnea. Ma può la cultura salvare dalla delinquenza, 

allontanare dalla paura? Secondo i volontari del Centro Iqbal Masih e dell’ASD Briganti Rugby Onlus al campo San Teodoro Liberato, sì. Tutto è iniziato con un impianto sportivo occupato e sottratto al degrado nel 2012 e da lì è stato un crescendo di iniziative e proposte.

 

Ne abbiamo parlato con Chiara Pulvirenti, membro attivo di entrambe le organizzazioni, che ci ha raccontato com’è nata l’idea della Librineria: “Riflettevamo sull’interesse ‘retorico’ che ha suscitato negli ultimi mesi la periferia catanese nelle istituzioni, che però continuano ad ignorare i bisogni reali di Librino. Una delle volontarie ci raccontava di altri edifici abbandonati nei dintorni e ci ha confessato un’idea su cui rifletteva da un po’: ‘liberare’ anche quelli e creare una biblioteca per ragazzi, uno spazio di aggregazione, un luogo di incontro in cui organizzare laboratori e dibattiti culturali che favoriscano la socializzazione tra gli abitanti del quartiere e di tutta Catania”.

 

La prima cosa che viene da pensare a questo punto è: ma non si ha paura a lavorare in un quartiere in cui criminalità e abbandono sono all’ordine del giorno? “Di Librino hai paura finché non lo conosci”, spiega Chiara. “Anche io mi ero lasciata condizionare dei pregiudizi che sono stati costruiti negli anni su questo quartiere, prima di iniziare a fare volontariato al Centro Iqbal Masih, e da questo quartiere evitavo persino di passare. Ora quei timori mi sembrano assurdi e ridicoli. I problemi più grandi a Librino li hanno creati proprio la diffidenza, la paura e l’abbandono. Un quartiere incompleto, ignorato dalle istituzioni, privo di servizi essenziali (a partire da un buon sistema di illuminazione) e di luoghi di socializzazione non poteva che diventare un porto sicuro per la delinquenza. Siamo convinti che lo sport e la cultura possano cambiare le cose poco a poco: servono ad aumentare il capitale della fiducia, a suscitare l’attenzione della città su quello che succede in periferia, a creare rapporti di solidarietà e di reciproco rispetto tra i cittadini, ad indicare ai ragazzini un’alternativa alla strada. Librino non è bella, ma ci sono cose che impari ad adorare in questo quartiere, che è il più popoloso della città (non a caso viene puntualmente riscoperto da certa ‘politica’ soltanto durante le consultazioni elettorali) e in cui vive soprattutto gente per bene che ha una gran voglia di migliorarlo davvero”.

 

Sì, perché effettivamente spesso si dimentica che quartieri come Librino sono arterie scomode di città incuranti, di comunità diffidenti. Stavolta, però, l’intera popolazione di Catania è stata coinvolta e ha risposto alla chiamata. La Librineria nasce grazie alle donazioni dei cittadini e degli imprenditori che hanno voluto mettere a disposizione i loro libri e il loro supporto. “Abbiamo ricevuto vagonate di pubblicazioni”, ci tiene a specificare Chiara, “il proprietario della Gramigna, libreria che fino a qualche anno fa era un punto di riferimento per il mondo culturale catanese e che purtroppo ha chiuso, ci ha donato i suoi scaffali. Associazioni, blogger, case editrici, singoli cittadini ci hanno mandato messaggi di stima e sacchi strabordanti di volumi nuovi, in perfette condizioni. Quello che ci auguriamo con tutto il cuore è che la nascita della Librineria serva a far superare paura e diffidenza verso il quartiere. Ci piacerebbe anche che questa nuova iniziativa portasse nuovi volontari, perché siamo pieni di entusiasmo e abbiamo un’infinità di idee e iniziative da portare avanti”.

 

E allora, tornando alla domanda iniziale, può la cultura salvare un quartiere dal degrado? La risposta è sì e adesso ne siamo convinti anche noi.

 

 

Silvana Calcagno 

PUBBLICATO SU TAFTER IL 28/10/2014

bottom of page