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  • Silvana Calcagno

Quando lo street artist diventa terrorista: #sisiwarcrimes

Una campagna a colpi di social network e graffiti per denunciare gli abusi del capo dell’esercito egiziano, Abdul Fattah al-Sisi.

Lo street artist finlandese Sampsa, insieme all’artista di strada egiziano, Ganzeer, e ad un collettivo artistico di Cologne, Captain Borderline, hanno dato vita alla campagna #sisiwarcrimes.

E a loro si sono uniti street artists di tutto il mondo che credono nella stessa causa.

SisiWarCrimes

Le prossime elezioni in Egitto vedono, infatti, come possibile vincitore e futuro presidente proprio quel Abdul Fattah al-Sisi che, dopo la deposizione del precedente presidente Morsi, ha arrestato e ucciso migliaia di dissidenti.

Sono notizie che, però, si possono solo sussurrare. Se ci si azzarda a urlarle certe verità, o a dipingerle sui muri, si rischia grosso.

E, infatti, sia Sampsa che Ganzeer, il giorno dopo l’inizio della loro campagna, sono stati etichettati come “terroristi”.

Quello stesso Ganzeer che qualche anno fa era stato accusato di essere nemico dell’Islam per la blasfemia delle sue opere.

SisiWarCrimes

Nonostante ciò, sono comparse sui muri donne con le mani in alto che si trasformano in conigli, sagome insanguinate di uomini assassinati,

giovani con maschere a gas che chiedono di respirare libertà. Queste immagini ironiche, taglienti, iconiche, evidentemente hanno colpito al cuore di un sistema che ha qualcosa da nascondere e che vede nell’arte di strada, espressione dei sentimenti della gente, una pericolosa minaccia.

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